Sindrome da Burn-out: è stata finalmente
riconosciuta come malattia
Il termine burn-out, di origine anglosassone, letteralmente significa
esaurimento, crollo o surriscaldamento, dà chiaramente l’idea di ciò di cui si
sta parlando, ovvero una condizione di stress.
La sindrome
del burnout venne inizialmente associata alle professioni
sanitarie e assistenziali, per poi essere riconosciuta come associata a
qualsiasi contesto lavorativo con alte condizioni stressanti e pressanti come
ad esempio posizioni di grande responsabilità lavorativa.
Si tratta di una problematica in costante
aumento, tanto che è stata riconosciuta come malattia dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità. Il burn-out è stato infatti inserito nell'elenco dei
disturbi psichiatrici che entrerà in vigore nel 2022, l' ICD-11.
Il
termine è apparso la prima volta nel mondo dello sport, nel 1930, per indicare
l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere ulteriori
risultati e/o mantenere quelli acquisiti. Il burn-out è quella condizione per
la quale svolgere un’attività sportiva impegna ad un punto tale corpo, mente e
spirito che la persona, superata una certa soglia, “scoppia” con conseguente
stato di esaurimento psicofisico ed emozionale.
La
psichiatra americana Maslach definisce
il burn-out: "come la sindrome da esaurimento emotivo, da
spersonalizzazione e riduzione delle capacità personali che può presentarsi in
soggetti che per professione si occupano della gente" "reazione alla tensione emotiva cronica
del contatto continuo con esseri umani, in particolare quando essi hanno
problemi o motivi di sofferenza”.
La
sindrome da Burn-out è appunto l'esito patologico di un processo stressogeno
che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto (insegnanti,
educatori, infermieri, a volte anche medici) soprattutto se a contatto per
tempi prolungati con alcune categorie di pazienti come gli psicotici cronici,
gli anziani e gli affetti da Alzheimer, i malati terminali, i disabili.
Si
tratta di una sindrome multifattoriale caratterizzata da un rapido decadimento
delle risorse psicofisiche e da un peggioramento delle prestazioni
professionali.
Può
essere considerato come un meccanismo di difesa adottato dagli operatori per
contrastare le condizioni di stress lavorativo determinato da uno squilibrio
tra richieste/esigenze lavorative e risorse disponibili.
Il
Burn-out può dare luogo ad un atteggiamento di indifferenza, malevolenza e di
cinismo verso i destinatari della propria attività lavorativa. Il contatto
costante con le persone e con le loro esigenze, l’essere a disposizione delle
molteplici richieste e necessità, sono alcune delle caratteristiche comuni a
tutte quelle attività che hanno come obiettivo professionale il benessere delle
persone e la risoluzione dei loro problemi, come nel caso di medici, psicologi,
infermieri, insegnanti, ecc..
Negli
anni sono state incluse altre categorie di lavoratori a rischio di essere
affetti da questo disturbo, ovvero tutti quei professionisti o lavoratori che
hanno un contatto frequente con un pubblico, con un’utenza, quindi non più solo
gli “helper”, possono quindi far parte di tali categorie tanti liberi
professionisti o dipendenti: l’avvocato, il ristoratore, il politico,
l’impiegato delle poste, il manager, la centralinista, la segretaria ecc..
Il
burnout viene considerato, da molti studiosi, non solo un sintomo di sofferenza
individuale legata al lavoro (stress lavorativo), ma anche come un problema di
natura sociale provocato da dinamiche sia sociali che politiche ed economiche;
la sindrome può infatti interessare il singolo lavoratore, lo staff nel suo
insieme e anche le istituzioni (per esempio l’organizzazione dei soccorsi in
situazioni di crisi come i Vigili del Fuoco, i Militari, le Forze dell’Ordine
ecc..).
Il
BurnOut ha manifestazioni specifiche:
•
Un deterioramento progressivo dell’impegno
nei confronti del lavoro
Un
lavoro inizialmente importante, ricco di prospettive ed affascinante diventa
sgradevole, insoddisfacente e demotivante.
•
Un deterioramento delle emozioni
Sentimenti
positivi come per esempio l’entusiasmo, motivazione e il piacere svaniscono per
essere sostituiti dalla rabbia, dall’ansia, dalla depressione.
•
Un problema di adattamento tra la persona e
il lavoro
I
singoli individui percepiscono questo squilibrio come una crisi personale,
mentre in realtà è il posto di lavoro a presentare problemi.
•
Esaurimento
E’
la prima reazione allo stress prodotto da eccessive richieste di lavoro o da
cambiamenti significativi. Quando una persona sente di aver oltrepassato il
limite massimo sia a livello emozionale sia fisico: si sente prosciugata,
incapace di rilassarsi e di recuperare, manca energia per affrontare nuovi
progetti, nuove persone, nuove sfide.
•
Cinismo
Quando
una persona assume un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del
lavoro e delle persone che incontra sul lavoro, diminuisce sino a ridurre al
minimo o ad azzerare il proprio coinvolgimento emotivo nel lavoro e può
abbandonare persino i propri ideali/valori.
Tali
reazioni rappresentano il tentativo di proteggere se stessi dall’esaurimento e
dalla delusione, si pensa di essere più al sicuro adottando un atteggiamento di
indifferenza, specialmente quando il futuro è incerto, oppure si preferisce
ritenere che le cose non funzioneranno più come prima, piuttosto che vedere
svanire in seguito le proprie speranze. Un atteggiamento così negativo può
compromettere seriamente il benessere di una persona, il suo equilibrio
psico-fisico e la sua capacità di lavorare.
La
sindrome del Burn-out si distingue dallo stress, (concausa del B.), così come
si distingue dalla nevrosi, in quanto non si tratta di un disturbo della
personalità, ma del ruolo lavorativo.
Dal punto di vista clinico i sintomi del Burn-out sono molteplici,
richiamano i disturbi dello spettro ansioso-depressivo, e sottolineano la
particolare tendenza alla somatizzazione e allo sviluppo di disturbi
comportamentali.
Sintomi
comportamentali
•
Assenteismo
•
Alta resistenza ad andare al lavoro ogni
giorno
•
Isolamento e ritiro (disinvestimento)
•
Senso di stanchezza ed esaurimento tutto il
giorno
•
Guardare frequentemente l'orologio
•
Notevole affaticamento dopo il lavoro
•
Fuga dalla relazione
•
Progressivo ritiro dalla realtà lavorativa
•
Difficoltà a scherzare sul lavoro, talvolta
anche solo sorridere
•
Ricorso a misure di controllo o
allontanamento nei confronti dei pz
•
Perdita dell’autocontrollo
•
Conflitti coniugali e famigliari
•
Tabagismo, eccessivo uso di farmaci, alcol
e assunzione di sostanze psico-attive.
I
servizi che usufruiscono di una supervisione periodica, in genere
psicoanalitica, risultano più protetti: gli individui hanno uno spazio per
esprimere le proprie difficoltà e disagio, esprimere la rabbia e i sensi di
colpa senza sentirsi giudicato o mettere a rischio il proprio ruolo lavorativo.
Il
burn-out porta l'individuo che ne è affetto a mettere in discussione non solo
il lavoro, ma la propria identità che viene messa in crisi. In tal senso è
importante non limitarsi a trattare i sintomi, ma andare alla radice del
problema attraverso un percorso di psicoterapia.
Líntroduzione
del disturbo nel manuale diagnostico dell' OMS risulta importante in quanto
“autorizza” le persone a chiedere aiuto ad una professionista della salute mentalee,
oltre a sensibilizzare gli ambienti di lavoro a rischio per prevenire e
intervenire tempestivamente dato che la
salute dei lavoratori dovrebbe essere messa ai vertici della scala di valori di
un' azienda.
Dott.ssa Simona Lorenzetti
Psicologa Psicoterapeuta
www.simonalorenzetti.it
Dott.ssa Simona Lorenzetti
Psicologa Psicoterapeuta
www.simonalorenzetti.it
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