mercoledì 14 giugno 2017

Quando mangiare sano puo’ essere un problema?

“Ti va di venire a cena da me? Ho preparato già il primo e il
secondo…..nel modo in cui sono solita io, evitando tutto ciò che è dannoso per la nostra salute”

Può sembrare un semplice invito a cena ma in realtà
c’è qualcosa in più che va oltre queste parole!”


Il termine ortoressia nervosa, inizialmente coniato da Bratman e Knight nel 1997, descrive una condizione caratterizzata da un comportamento alimentare che prevede l’ossessione patologica per un’alimentazione biologicamente pura e salutare.
Inserito all’interno della categoria “disturbi evitanti e restrittivi
dell'alimentazione” nel DSM V (2013) l’ortoressia, diversamente da
anoressia, bulimia e iperalimentazione non si focalizza sulla quantità di
cibo assunto, ma sulla sua qualità.

Il fatto di voler consumare cibi sani non è un comportamento disturbante in
sé, ma lo diventa quando interferisce con un normale stile di vita e il
consumo di alimenti è accompagnato da paura e preoccupazione rispetto
alla salute e alla qualità del cibo (fanatismo alimentare).
L’ortoressia affonda le sue radici in un disagio psicologico che si manifesta
attraverso un controllo ossessivo sul cibo.
L’ossessione sulla qualità del cibo, in termini di valore nutritivo dei cibi e
della loro ‘purezza’, nasce dal desiderio di ottimizzare la propria salute
fisica e il proprio benessere. Le persone affette da questo disturbo si impongono, spesso, regole interne su quali cibi possono essere assunti
insieme a ogni pasto o in specifici momenti del giorno. Al di fuori dei pasti,
una considerevole quantità di tempo viene spesa nella pianificazione e nella
realizzazione dei pasti quotidiani al fine di riuscire a prestare attenzione a
ciò che sarà mangiato, alla preparazione degli ingredienti e all’assunzione
del cibo (attenzione alle etichette, ai conservanti, agli eventuali pesticidi…)
L’ortoressia comincia di solito in maniera innocente sulla base del
desiderio di prevenire malattie croniche o migliorare la propria salute in
generale.
Col passare del tempo, però, il cibo rappresenta il pensiero prevalente
della giornata. Le trasgressioni, che prevedono il mangiare alimenti non
considerati sani, comportano sentimenti di vergogna e perdita
dell'autostima e comportano punizioni fatte di giorni di digiuno.
In Europa l’allarme per questa patologia è stato lanciato nel corso del 2005
dall’European Food Information Council ed in alcune realtà, come la
Spagna, sono pronti i “Fast Good” che in contrapposizione ai “Fast Food”
propongono cibi ricercati, selezionati, “igienici”, segno delle richieste dei
tempi moderni.

Come si manifesta?
Le persone affette da questo disturbo sono solite evitare i cibi non
controllati personalmente e tutte le situazioni sociali che espongono al
non controllo dei cibi; al contrario si focalizzano sulla preparazione dei cibi
in una certa maniera oppure evitano alcuni alimenti perché considerati
dannosi per la salute.
Dal momento che l’attenzione è rivolta a cibi puri e salutari, i soggetti con
ortoressia nervosa tendono a evitare cibi che potrebbero contenere
ingredienti geneticamente modificati, come pure quelli che contengono
significative quantità di grassi, zuccheri, sale, coloranti o conservanti. Tali
restrizioni alimentari comportano solitamente l’omissione di nutrienti
essenziali nel fabbisogno energetico quotidiano, con la conseguenza di
diete sbilanciate e insufficienti.
Quali sono le conseguenze dell’ortoressia?
Dal punto di vista psicologico, i soggetti ortoressici provano intensa
frustrazione quando i loro rituali alimentari sono impediti o interrotti in
qualche modo; provano disgusto quando la purezza del cibo sembra essere
violata e un senso di colpa e di disgusto verso se stessi (talvolta un vero e
proprio odio), a seconda del grado di aderenza al sistema di regole interno
che ruota attorno alla percezione soggettiva di ciò che è giusto o sbagliato.
Ed è proprio la rigidità delle regole e delle credenze legate
all’alimentazione che possono produrre un’altra conseguenza negativa a
livello psicologico: l’isolamento sociale. Mangiare cibo che non è
considerato puro o cibo che qualcun altro ha preparato genera una notevole
ansia.
I soggetti ortoressici credono fermamente di riuscire a mantenere
un’alimentazione sana finché vivono soli e in pieno controllo di tutto ciò
che li circonda. Non vi è interesse per l’interazione con gli altri perché
hanno abitudini alimentari diverse dalle proprie, vivendo in una sorta di
complesso di superiorità nei confronti degli altri.
La qualità dei cibi prevale sui propri valori personali, morali, sulle relazioni
sociali, lavorative e affettive, arrivando a compromettere il funzionamento
globale e il benessere dell’individuo.

Quali possono essere le cause?
L’ortoressia tende a presentarsi maggiormente in contesti economici e
culturali di medio/alto livello, in personalità perfezioniste, tendenti al
controllo e/o tra coloro che sentono maggiormente la pressione sociale, in
coloro che hanno un’immagine disturbata del proprio corpo.
I bisogni delle persone con questa malattia hanno a che fare con vere e
proprie forme di ipocondria, da fobie di vario genere, come ad esempio
la paura di contaminazione, e vere e proprie manie ossessivo-compulsive.
Una delle loro ossessioni tipiche è costituita dal forte desiderio di possedere
un corpo sano e resistente agli attacchi infettivi, e che mantenga in maniera
duratura nel tempo la sua salute.
La mancata elaborazione a livello emotivo di ciò che comporta questo tipo
di diagnosi può generare una problematica psicologica di tipo alimentare.

Quale tipo di trattamento?
Al pari degli altri disturbi del comportamento alimentare, il trattamento per
l’ortoressia alimentare prevede una terapia psicologica che a seconda dei
casi si concentra sul singolo, sulla coppia oppure prende in carico l’intero
sistema familiare.
Il paziente, attraverso il disturbo, infatti, porta in terapia un disagio dovuto
a dinamiche relazionali rigidamente strutturate oppure al peso di dover
assumere un ruolo che la famiglia gli ha assegnato in maniera del tutto
inconsapevole e involontaria.
Lo stesso ritiro sociale che spesso caratterizza le persone affetta da
ortoressia evidenzia la necessità di un intervento ad ampio raggio che
coinvolge le relazioni che ruotano intorno al paziente, supportando la
famiglia a riscoprire le risorse necessarie ad una riorganizzazione
maggiormente funzionale al benessere di tutti i suoi membri.
I pazienti affetti da ortoressia difficilmente riconoscono il loro disagio e si
rivolgono ad un esperto per una richiesta di aiuto; la presa in carico da parte di
una equipe multidisciplinare (psichiatri, psicologi, nutrizionisti) permette una
valutazione specifica dei singoli aspetti del funzionamento del paziente.

Riferimenti bibliografici
• Bratman S., Knight D., Health food junkies, Broadway Books, New
York, 2000
• Della Ragione L., La casa delle bambine che non mangiano, Il
Pensiero Scientifico, Roma, 2005
• McCandless D., I am an orthorexis, London, BBC, 2005
• Donini L.M., Marsili D., Graziani M.P., Imbriale M., Cannella
C., Orthorexia nervosa: A preliminary study with a proposal for
diagnosis and an attempt to measure the dimension of the
phenomenon, Eating and Weight Disorders, Vol. 9, 2004

Dott.ssa Lisa Tortola - Psicologa dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia.


lasciate inalterato il pie di pagina con i riferimenti A.Na.P.P.
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