Dalla parola alla frase.
La capacità di comunicare per la maggior
parte dei bambini, si sviluppa in modo naturale e senza la necessità di fornire
stimoli particolari.
Inizialmente i bambini sviluppano l’interesse per
l’ambiente, per le persone e per i suoni; nel secondo semestre cominciano a
comunicare attraverso i gesti e a sperimentare i suoni attraverso la
lallazione.
Alla fine del primo anno di vita, lo sviluppo
integrato di numerose competenze porta il bambino alla produzione delle prime
parole dotate di significato. Tutto ciò evidenzia un’importante
evoluzione delle capacità linguistiche dei nostri
piccoli.
Ma quali sono le prime parole che un bambino produce?
Intorno ai dodici mesi il bambino utilizza le tanto
attese paroline “mamma” e “papà”, oltre a parole onomatopeiche, come ad esempio
i versi degli animali. Man mano, il vocabolario si arricchisce di parole
riguardanti oggetti e può raggiungere anche le 100 parole, che saranno
principalmente brevi e che verranno pian piano utilizzate con l’intenzione di
esprimere il significato di un’intera frase (parola-frase).
Nonostante la fase iniziale dell’acquisizione del linguaggio appaia lenta e
graduale, tale ritmo è destinato ad un notevole incremento intorno ai 24 mesi
di vita, quando il vocabolario può arrivare a superare le 200 parole.
In questa fase, un vocabolario sufficientemente ampio aumenta la
probabilità che due parole vengano associate, portando alla produzione delle
prime frasi (associazione di due parole). Dunque, se fino ai
due anni il bambino ha utilizzato la cosiddetta “parola frase” o l’associazione
di due parole senza l’utilizzo di articoli, verbi e funtori, dopo i 2 anni la
frase comincia a organizzarsi secondo i principi della grammatica e vediamo
comparire le particelle all’interno di semplici frasi nucleari (soggetto, verbo
e complemento oggetto).
Lo sviluppo del linguaggio non è fine a se stesso.
Quando l’acquisizione del linguaggio emerge nei modi e nei tempi attesi,
tendiamo a non pensare alle molteplici esperienze e alle numerose abilità che
ha consolidato e che fanno da base a questa conquista. Infatti nel frattempo il
bambino ha man mano sviluppato la capacità di esplorare l’ambiente e di
elaborare gli stimoli che da esso provengono, ha sviluppato la capacità di
manipolare gli oggetti e ha allenato le strutture anatomiche deputate alla
produzione dei suoni. Inoltre, grazie
alla comparsa e allo sviluppo del pensiero simbolico, il piccolo potrà affinare l’abilità di comprendere il significato del lessico anche in modo
decontestualizzato e di produrre lemmi e strutture frasali per esprimere il suo
pensiero.
Queste sono le principali competenze che entrano in gioco nello sviluppo del linguaggio.
Tuttavia, in alcuni bambini questo processo potrebbe non
avvenire in modo lineare. Essi possono manifestare, ad esempio, un ritardo
nell’iniziare a parlare oppure possono parlare meno di quanto ci si possa
aspettare.
Nonostante ciò, prima di parlare di un
disturbo nello sviluppo del linguaggio può essere utile sapere che i tempi di
acquisizione di tale abilità non sono uguali per tutti i bambini.
Ogni bambino è diverso dall’altro!
I tempi di acquisizione del linguaggio, così come delle altre competenze,
possono variare fisiologicamente entro certi limiti. Quando lo sviluppo appare
differente, nei tempi e nei modi, da quello della maggior parte dei bambini di
una certa fascia d’età, diventa importante un attento monitoraggio, non solo
dell’aspetto comunicativo-linguistico, ma anche delle altre competenze
implicate nell’acquisizione del linguaggio stesso.
In caso di dubbi cosa fare?
Stabilito che ogni bambino è diverso dall’altro è lecito,
da parte di genitori o insegnanti, attenti osservatori, avere dubbi e chiedersi
se lo sviluppo stia procedendo normalmente o se il bambino abbia delle
difficoltà. Essi iniziano a chiedersi, di conseguenza, se lo sviluppo stia
procedendo normalmente o se il bambino stia incontrando delle difficoltà.
Le soluzioni sono molteplici, ma di certo l’attesa non
rappresenta la strada migliore nel caso dei bambini, poichè la presenza di un ritardo di sviluppo in una o più delle competenze di
tipo sensoriale, motorio, cognitivo ed emotivo, potrebbero ripercuotersi sull’evoluzione
del linguaggio.
Anche se a prima vista potrebbe sembrare eccessivo, rivolgersi
ad uno specialista che possa valutare lo sviluppo del bambino può risultare
funzionale per diversi motivi.
In particolare, occorre considerare il fatto che, laddove
lo sviluppo del bambino venisse valutato
nella
norma, la consultazione dello specialista avrà sciolto i dubbi che hanno
portato al suo intervento, abbassando quindi il livello di preoccupazione
dell’adulto e riducendo le pressioni emotive sul bambino. Nel caso in cui,
invece, la valutazione rilevasse una difficoltà da approfondire, il consulto
sarebbe il punto di partenza per sostenere ed accompagnare in tempo utile lo
sviluppo del bambino stesso.
I genitori che decidono di affrontare i propri dubbi possono, innanzitutto, parlarne col
Pediatra che ne segue lo sviluppo del bambino fin dalla nascita. Possono,
inoltre, contattare un professionista specializzato per valutare lo sviluppo
del bambino nelle diverse aree (cognitiva, comunicativo-linguistica, neuropsicomotoria),
come un neuropsichiatra infantile, un Terapista della Neuro e Psicomotricità
dell’Età Evolutiva, o uno psicologo esperto in tale area. E’ importante
sottolineare, infine, che una eventuale presa in carico del bambino a scopo
riabilitativo dovrà implicare un intervento multi-disciplinare che coinvolga
non solo il contesto familiare, ma anche il contesto scolastico.
Riferimenti
bibliografici.
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MacArthur-Bates CDI. Milano, FrancoAngeli (2015).
Stella G. (2000). Sviluppo cognitivo.
Milano: Mondadori.
Dott.ssa Silvia Clausi.
Psicologa e Psicoterapeuta
3283332266
Dott.ssa Antonella Carlomagno
Tecnico delle Neuro e Psicomotricità
dell’età evolutiva
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